Archivio di Marzo, 2007


Sul tempo (Kahlil Gibran) (0 commenti, scrivi tu)

E un astronomo disse: Maestro Parlaci del Tempo. 
E lui rispose: 
Vorreste misurare il tempo, l’incommensurabile e l’immenso. 
Vorreste regolare il vostro comportamento e dirigere il corso del vostro spirito secondo le ore e le stagioni.  
Del tempo vorreste fare un fiume per sostare presso la sua riva e vederlo fluire. 
Ma l’eterno che è in voi sa che la vita è senza tempo 
E sa che l’oggi non è che il ricordo di ieri, e il domani il sogno di oggi. 
E ciò che in voi è canto e contemplazione dimora quieto entro i confini di quel primo attimo in cui le stelle furono disseminate nello spazio. 
Chi di voi non sente che la sua forza d’amore è sconfinata?  
E chi non sente che questo autentico amore, benché sconfinato, è racchiuso nel centro del proprio essere, e non passa da pensiero d’amore a pensiero d’amore, né da atto d’amore ad atto d’amore? 
E non è forse il tempo, così come l’amore, indiviso e immoto? 
Ma se col pensiero volete misurare il tempo in stagioni, fate che ogni stagione racchiuda tutte le altre, 
E che il presente abbracci il passato con il ricordo, e il futuro con l’attesa… 
 
(Recitata da Giuseppe Nigro)

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In un momento (Dino Campana) (0 commenti, scrivi tu)

In un momento  
Sono sfiorite le rose  
I petali caduti  
Perché io non potevo dimenticare le rose  
Le cercavamo insieme  
Abbiamo trovato delle rose  
Erano le sue rose erano le mie rose  
Questo viaggio chiamavamo amore  
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose  
Che brillavano un momento al sole del mattino  
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi  
Le rose che non erano le nostre rose  
Le mie rose le sue rose  
 
P.S. E così dimenticammo le rose.  
 
(Recitata da Maia De Pasquale)

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pss sst (Edward Cummings) (0 commenti, scrivi tu)

pss sst 
spiritelli 
in punta 
d’alluce 
 
piccole streghe 
pepate e folletti 
sonaglianti 
piglia-dai piglia-dai 
 
ranocchietti felici 
saltellanti 
in velluto 
topine pizzicate 
 
con occhi 
furtivi corrono e frusciano e 
nasconditinasconditi 
psst 
 
psst scopa-scopetta bada alla vecchia 
col porro sul naso 
quel che ti fa 
nessuno lo sa 
 
lei conosce il diavolo uhh 
diavolo ahu 
diavolo 
ahi il grande 
 
verde 
diavolo che 
zompa 
zompa 
 
zompa 
diavolo 
 
… 
villa 
 

 
(Recitata da Roberto Didoni) 

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I mesi dell’anno (Cristina Casaschi) (0 commenti, scrivi tu)

Che freddo gennaio, che gelo, che neve, 
un velo di brina e febbraio è più lieve… 
A marzo ogni ramo è germoglio o bocciolo, 
è aprile e i colori esplodono in coro. 
A maggio si riempie di fiori ogni campo, 
è giugno e la scuola finisce in un lampo! 
Luglio, vacanza, matura anche il grano, 
agosto ha le pesche e albicocche sul ramo. 
Settembre, si torna, la scuola ripiglia; 
a ottobre si mette il vino in bottiglia. 
Novembre, fa freddo, si indossa il cappotto, 
è dicembre e Natale arriva d’un botto. 
 
(Recitata da Cristina Casaschi)

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Vento a Tindari (Salvatore Quasimodo) (0 commenti, scrivi tu)

Tindari, mite ti so 
Fra larghi colli pensile sull’acque 
Delle isole dolci del dio, 
oggi m’assali 
e ti chini in cuore. 
Salgo vertici aerei precipizi, 
assorto al vento dei pini, 
e la brigata che lieve m’accompagna 
s’allontana nell’aria, 
onda di suoni e amore, 
e tu mi prendi 
da cui male mi trassi 
e paure d’ombre e di silenzi, 
rifugi di dolcezze un tempo assidue 
e morte d’anima 
A te ignota è la terra 
Ove ogni giorno affondo 
E segrete sillabe nutro: 
altra luce ti sfoglia sopra i vetri 
nella veste notturna, 
e gioia non mia riposa 
sul tuo grembo. 
Aspro è l’esilio, 
e la ricerca che chiudevo in te 
d’armonia oggi si muta 
in ansia precoce di morire; 
e ogni amore è schermo alla tristezza, 
tacito passo al buio 
dove mi hai posto 
amaro pane a rompere. 
Tindari serena torna; 
soave amico mi desta 
che mi sporga nel cielo da una rupe 
e io fingo timore a chi non sa 
che vento profondo m’ha cercato. 
 
(Recitata da Antonazzo Francesco) 

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La pioggia nel pineto (Gabriele D’Annunzio) (0 commenti, scrivi tu)

Taci. Su le soglie 
del bosco non odo 
parole che dici 
umane; ma odo 
parole più nuove 
che parlano gocciole e foglie 
lontane. 
Ascolta. Piove 
dalle nuvole sparse. 
Piove su le tamerici 
salmastre ed arse, 
piove sui pini 
scagliosi ed irti, 
piove su i mirti 
divini, 
su le ginestre fulgenti 
di fiori accolti, 
su i ginepri folti 
di coccole aulenti, 
piove su i nostri volti 
silvani, 
piove su le nostre mani 
ignude, 
su i nostri vestimenti 
leggeri, 
su i freschi pensieri 
che l’anima schiude 
novella, 
su la favola bella 
che ieri 
t’illuse, che oggi m’illude, 
o Ermione. 
 
Odi? La pioggia cade 
su la solitaria 
verdura 
con un crepitio che dura 
e varia nell’aria secondo le fronde 
più rade, men rade. 
Ascolta. Risponde 
al pianto il canto 
delle cicale 
che il pianto australe 
non impaura, 
né il ciel cinerino. 
E il pino 
ha un suono, e il mirto 
altro suono, e il ginepro 
altro ancora, stromenti 
diversi 
sotto innumerevoli dita. 
E immensi 
noi siam nello spirito 
silvestre, 
d’arborea vita viventi; 
e il tuo volto ebro 
è molle di pioggia 
come una foglia, 
e le tue chiome 
auliscono come 
le chiare ginestre, 
o creatura terrestre 
che hai nome 
Ermione. 
 
Ascolta, Ascolta. L’accordo 
delle aeree cicale 
a poco a poco 
più sordo 
si fa sotto il pianto 
che cresce; 
ma un canto vi si mesce 
più roco 
che di laggiù sale, 
dall’umida ombra remota. 
Più sordo e più fioco 
s’allenta, si spegne. 
Sola una nota 
ancor trema, si spegne, 
risorge, trema, si spegne. 
Non s’ode su tutta la fronda 
crosciare 
l’argentea pioggia 
che monda, 
il croscio che varia 
secondo la fronda 
più folta, men folta. 
Ascolta. 
La figlia dell’aria 
è muta: ma la figlia 
del limo lontana, 
la rana, 
canta nell’ombra più fonda, 
chi sa dove, chi sa dove! 
E piove su le tue ciglia, 
Ermione. 
 
Piove su le tue ciglia nere 
sì che par tu pianga 
ma di piacere; non bianca 
ma quasi fatta virente, 
par da scorza tu esca. 
E tutta la vita è in noi fresca 
aulente, 
il cuor nel petto è come pesca 
intatta, 
tra le palpebre gli occhi 
son come polle tra l’erbe, 
i denti negli alveoli 
son come mandorle acerbe. 
E andiam di fratta in fratta, 
or congiunti or disciolti 
( e il verde vigor rude 
ci allaccia i melleoli 
c’intrica i ginocchi) 
chi sa dove, chi sa dove! 
E piove su i nostri volti 
silvani, 
piove su le nostre mani 
 
ignude, 
su i nostri vestimenti 
leggeri, 
su i freschi pensieri 
che l’anima schiude 
novella, 
su la favola bella 
che ieri 
m’illuse, che oggi t’illude, 
o Ermione. 
 
(Recitata da Gianluigi Farati) 

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Domenica al mare (Marcello Argilli) (0 commenti, scrivi tu)

La versione canzonetta di Domenica al mare è interpretata da: Sarah Fratellani, Francesca Forni, Zoè Desgranges, Chiara Scalera, Anna Maria Cascarano con la partecipazione di Federica Lanza.

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Domenica al mare (Marcello Argilli) (0 commenti, scrivi tu)

La versione rap di Domenica al mare è interpreatata dai rappers: John Paul Habab, Andrea Pirovano, Tommaso Staro.

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Sogno (Giuseppe Ungaretti) (0 commenti, scrivi tu)

Rotto l’indugio sotto l’onda  
Torna a rapirsi aurora.  
 
Con un volare argenteo  
Ad ogni fumo insinua guance in fiamma.  
 
Ai pagliai toccano i clamori  
 
Ma intorno al lago già l’ontano  
Mostra la scorza, è giorno.  
 
Da sonno a veglia fu  
Il sogno in un baleno 
 
(Recitata da Saeda Pozzi)

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Dove l’ombra (Mario Luzi) (0 commenti, scrivi tu)

Dove l’ombra procede e le strade ristanno  
tra i fiori, ricordarmi le parole  
e le grida dell’uomo è forse un inganno.  
Ma sempre sotto il cielo consueto  
ritrovo le mie tracce, il mio sole  
e gli alberi remoti del tempo  
fissi dietro le svolte. E sempre,  
ancor che mi sia noto il dolce segreto,  
sulla polvere quieta, tra le aiuole,  
m’indugio ad aspettare che sporga  
un viso inenarrabile dal sole.  
 
(Recitata da Federica Scarrione)

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