Archivio di Febbraio, 2008


A coloro che verranno (Bertolt Brecht 1939) (1 commento)

Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l’ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l’uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell’affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m’autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).

“Mangia e bevi!”, mi dicono: “E sii contento di averne”.
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d’acqua?
Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!

Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all’amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c’era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:
anche l’odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l’ira per l’ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo,
pensate a noi
con indulgenza.

(Recitata da Angela Riccardi, attrice e doppiatrice)

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Lentamente… di Pablo Neruda (0 commenti, scrivi tu)

Dedicata a chi si sforza giorno dopo giorno di non arrendersi anche se è dura :)

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca, il colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede
uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento di una splendida felicità.

(Letta da Angela)

ps. credo che lentamente muoia anche chi è perennemente raffreddata :)

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Haiku: continuum (0 commenti, scrivi tu)

Ancora piccole immagini per esprimere emozioni e sentimenti

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Haiku sul papà (0 commenti, scrivi tu)

Piccoli pensieri, immagini, emozioni e sentimenti da esprimere e condividere con il papà, ascoltandoli insieme e assaporandoli :)

“Alto e basso” di Giosuè

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Se più non fossi viva (Emily Dickinson) (0 commenti, scrivi tu)

Se più non fossi viva
Quando verranno i pettirossi,
Date a quello con la cravatta rossa
Per ricordo una briciola.

Se non potessi ringraziarvi
Perché immersa nel sonno,
Sappiate che mi sforzo
Con le mie labbra di granito!

(Recitata da Gadler Sara)

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X AGOSTO (Giovanni Pascoli) (0 commenti, scrivi tu)

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

(Recitata da Bruno Portesan, attore e regista)

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Fui, volai, caddi tremante (Amelia Rosselli) (0 commenti, scrivi tu)

Fui, volai, caddi tremante nelle
braccia di Dio, e che quest’ultimo sospiro
sia tutt’il mio essere, e che l’onda premi,
stretti in difficile unione, il mio sangue,
e da quell’inganno supremo mi si renda
la morte divenuta vermiglia, ed io
che dalle commosse risse dei miei compagni staccavo
quell’ansia di morire
godrò, infine, ? l’ere della ragione;
e che tutti i fiori bianchi della riviera, e
che tutto il peso di Dio
battano sulle mie prigioni.

Da Variazioni belliche, Garzanti, Milano 1964

(Recitata da Gabriella Garofalo, poeta)

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Er mercato de Piazza Navona (G. Belli) (0 commenti, scrivi tu)

Ch’er mercordí a mmercato, ggente mie,
sce siino ferravecchi e scatolari,
rigattieri, spazzini, bbicchierari,
stracciaroli e ttant’antre marcanzie,

nun c’è ggnente da dí. Ma ste scanzìe
da libbri, e sti libbracci, e sti libbrari,
che cce vienghen’a ffà? ccosa sc’impari
da tanti libbri e ttante libbrarie?

Tu ppijja un libbro a ppanza vòta, e ddoppo
che ll’hai tienuto pe cquarc’ora in mano,
dimme s’hai fame o ss’hai maggnato troppo.

Che ppredicava a la Missione er prete?
“Li libbri nun zò rrobba da cristiano:
fijji, pe ccarità, nnu li leggete”.

(Recitata da Scappiti Samantha)

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Come se chiedessi una comune Elemosina (E. Dickinson) (1 commento)

Come se chiedessi una comune Elemosina,
E nella mia mano stupita
Uno Sconosciuto comprimesse un Regno,
Ed io, sconcertata, restassi -
Come se chiedessi all’Oriente
Se avesse un Mattino per me -
E lui sollevasse le sue Dighe purpuree,
E mi ubriacasse d’Aurora!

(Recitata da Angela Riccardi, attrice e doppiatrice)

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Lode al Nilo (anonimo poeta egizio) (1 commento)

La lode come ringraziamento e segno di religiosità, ben più ampia della Religione o di una in particolare; la semplicità e l’umiltà di riconoscere ciò che ci è vitale; la metafora della vita.

Lode a te, o Nilo, che
dai da bere al deserto.
Quando tu inondi
la terra, il volto degli
uomini si illumina.
Tu sei l’amico del pane
e delle bevande.
Tu fortifichi il grano
e lo fai crescere.
Tu dai la vita all’Egitto.

(Recitata da Carmela e Gina della classe 4^ A - Don Bosco - Cardito (NA)

Egizio

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