Archivio di Novembre, 2007


Fever 103° (by Sylvia Plath) (0 commenti, scrivi tu)

Pure? What does it mean?
The tongues of hell
Are dull, dull as the triple

Tongues of dull, fat Cerberus
Who wheezes at the gate. Incapable
Of licking clean

The aguey tendon, the sin, the sin.
The tinder cries.
The indelible smell

Of a snuffed candle!
Love, love, the low smokes roll
From me like Isadora’s scarves, I’m in a fright

One scarf will catch and anchor in the wheel,
Such yellow sullen smokes
Make their own element. They will not rise,

But trundle round the globe
Choking the aged and the meek,
The weak

Hothouse baby in its crib,
The ghastly orchid
Hanging its hanging garden in the air,

Devilish leopard!
Radiation turned it white
And killed it in an hour.

Greasing the bodies of adulterers
Like Hiroshima ash and eating in.
The sin. The sin.

Darling, all night
I have been flickering, off, on, off, on.
The sheets grow heavy as a lecher’s kiss.

Three days. Three nights.
Lemon water, chicken
Water, water make me retch.

I am too pure for you or anyone.
Your body
Hurts me as the world hurts God. I am a lantern——

My head a moon
Of Japanese paper, my gold beaten skin
Infinitely delicate and infinitely expensive.

Does not my heat astound you! And my light!
All by myself I am a huge camellia
Glowing and coming and going, flush on flush.

I think I am going up,
I think I may rise——
The beads of hot metal fly, and I love, I

Am a pure acetylene
Virgin
Attended by roses,
By kisses, by cherubim,
By whatever these pink things mean!
Not you, nor him

Nor him, nor him
(My selves dissolving, old whore petticoats)——
To Paradise.

(Recitata da Gabriella Garofalo)

Fonte: Sylvia Plath, “Fever 103°” from The Collected Poems of Sylvia Plath, edited by Ted Hughes. Copyright �© 1966 and renewed 1994 by Ted Hughes. Reprinted with the permission of HarperCollins Publishers, Inc.

Video su YouTube
http://www.youtube.com/watch?v=nfgtiDvvAR8

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Uno spettacolo incantevole di H. C. Andersen (0 commenti, scrivi tu)

Si presentò alla vista di Elisa uno spettacolo incantevole: il mare azzurro si stendeva a perdita d’occhio, sfumando nell’azzurro del cielo; non una barca solcava le onde.
Intanto il cielo si coprì di nuvole scure e il vento si levò sulle onde. Poi il cielo apparve illuminarsi e il vento si placò. Il mare aveva il colore di un petalo di rosa poi divenne verde e infine bianco, calmo, mosso solo da un fremito, come il petto di un bambino addormentato.
Fu allora che, nell’oro del sole che tramontava, Elisa vide undici splendidi cigni bianchi che volavano uno dietro l’altro, come un lungo nastro candido. Si nascose dietro una roccia per non spaventarli.

(Testo descrittivo connotativo recitato da Letizia, Giovanna, Anna, Mariarosaria della classe 4^ A - Don Bosco, Cardito (NA)

Visto dagli alunni: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 -10 - 11

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Il soggiorno di A. Moravia (0 commenti, scrivi tu)

Era, questa stanza, tutta bianca e rosa; bianchi i mobili e il soffitto, rosei i tappeti, la tappezzeria, il divano; tre grandi finestre leggiadramente velate diffondevano una luce tranquilla; a prima vista tutto appariva puro e inocente, si osservavano mille gentilezze, qui un cestino da ricamo, là una piccola biblioteca dai libri multicolori, e poi dei fiori smilzi sulle mensole laccate, degli acquerelli sotto vetro alle pareti… ma se si guardava meglio si cambiava idea; allora ci si accorgeva che questa stanza non era più giovane del resto dell’appartamento, si osservava che la lacca dei mobili era scrostata e ingiallita, che la tappezzeria era scolorita e qua e là mostrava la trama, che una stoffa lacera e dei cuscini sordidi coprivano il divano d’angolo; ancora uno sguardo e si era convinti: si rivelavano gli strappi delle tendine, i vetri spezzati degli acquerelli, i libri polverosi e sdruciti, le larghe screpolature.

(Testo descrittivo recitato da Teresa, Giuseppe, Eduardo, Giulia, Carmela, Salvatore Pio della classe 4^ A - Don Bosco, Cardito (NA)

Così lo immagina Giuseppe

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Il cigno di Jules Renard (0 commenti, scrivi tu)

Come una candida slitta, scivola sulla vasca, di nuvola in nuvola.
Di nuvole ha fame, tutte di bambagia, che vede nascere, navigare, perdersi nell’acqua.
Ne vuole una. La punta col becco e, d’improvviso, tuffa il collo vestito di neve.
Poi, come un braccio di donna sboccia da una manica, lo ritira.
Nulla. Guarda: le nuvole spaventate sono scappate via.
Resta solo un attimo perplesso, perchè le nuvole non stanno molto a tornare e laggiù, dove muoiono le increspature dell’acqua, eccone un’altra che si riforma.
Dolcemente sul suo lieve cuscino di piume, il cigno rema e si approssima. Si sfinise a pescar vani riflessi, e forse morirà, vittima di questa illusione, prima di acciuffare un solo pezzetto di nuvola. Ma che dico? A ogni tuffo, fruga col becco nella emlma grassa e ne estrae un verme. Ingrassa come un’oca.

(Testo descrittivo connotativo recitato da Vincenzo, Giosuè, Viviana, Domenico della classe 4^ A - Don Bosco, Cardito (NA)

Così lo immagina Francesco

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Il cigno: una definizionedi Devoto - Oli (0 commenti, scrivi tu)

Il cigno è un uccello a piumaggio candido.
Frequenta laghi e paludi ove nuota elegantemente e si procura il cibo, consistente in piccoli animali e sostanze vegetali, immergendo nell’acqua la testa e il lungo collo; impacciato nei movimenti a terra, è invece un ottimo volatore. La sua apertura alare é di circa due metri e mezzo. Depone le uova sulle rive in un nido rudimentale o addirittura tra l’erba:; é assai attaccato alla prole, la difende vigorosamente anche contro grossi uccelli da preda.
La specie più nota é il cigno reale con becco giallo, munito alla base di una protuberanza nera più sviluppata nel maschio. Di solito é silenzioso, ma capace di emettere grida squillanti in libertà.
E’ originario dell’Europa orientale.

(Testo descrittivo oggettivo recitato da Gaetano, Paolo, Francesco, Chiara della classe 4^ A - Don Bosco, Cardito (NA)

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Testo descrittivo e suoni poetici (0 commenti, scrivi tu)

Come dice Mario, il testo decrittivo è una tipologia che analizza e descrive, quasi come se un oggetto, un luogo, una persona, un animale e così via, si aprisse ai sensi di chi lo percepisce e comunicasse se stesso.
Quanta poesia c’è in questo!
Come nella poesia, anche nel testo descrittivo connotativo ci sono figure retoriche che ci aiutano a meglio “trasferire l’essenza” da quanto descritto… a noi… all’altro.
Nei testi recitati, abbiamo sottolineato similitudini e metafore (ma concedetemi che non posso documentare tutto, eh eh!), cercando di comprenderne le specifiche caratteristiche e producendo qualche cosetta anche noi.
Qui esempi: similitudine, metafora, metafora

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Tre pulcini andando a spasso (1 commento)

Tre pulcini andando a spasso

incontrarono una volpe

che camminando passo passo

leggiucchiava il suo giornale:

- Buongiorno signorina!

Disser subito i pulcini.

- Buongiorno miei carini,

e di bello che si fa?

- Già che mamma è andata fuori

siamo usciti dal pollaio,

vogliam fare un po’ i signori

e girar di qua e di là!

- Bene, bravi, miei carini

voglio stringervi la mano!

Sì dicendo si avvicinò

e in un sol boccone

gluglu se li mangiò.

 Tre pulcini andando a spasso

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Foglie d’autunno (0 commenti, scrivi tu)

Autunno

Foglie d’autunno,

rosse arancioni e gialle,

che cadono lente al suolo,

le vedi?

Son farfalle che fan

l’ultimo volo!

(Autore sconosciuto)

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‘A Livella di TOTO’ (2 commenti)

Ogn’anno, il due novembre, c’é l’usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll’adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.

Ogn’anno, puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch’io ci vado,e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza.

St’anno m’é capitato ‘navventura…
dopo di aver compiuto il triste omaggio.
Madonna! si ce penzo,e che paura!,
ma po’ facette un’anema e curaggio.

‘O fatto è chisto,statemi a sentire:
s’avvicinava ll’ora d’à chiusura:
io,tomo tomo,stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.

“Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l’11 maggio del’31″

‘O stemma cu ‘a curona ‘ncoppa a tutto…
…sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine;
tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto:
cannele,cannelotte e sei lumine.

Proprio azzeccata ‘a tomba ‘e stu signore
nce stava ‘n ‘ata tomba piccerella,
abbandunata,senza manco un fiore;
pe’ segno,sulamente ‘na crucella.

E ncoppa ‘a croce appena se liggeva:
“Esposito Gennaro - netturbino”:
guardannola,che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!

Questa è la vita! ‘ncapo a me penzavo…
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s’aspettava
ca pur all’atu munno era pezzente?

Mentre fantasticavo stu penziero,
s’era ggià fatta quase mezanotte,
e i’rimanette ‘nchiuso priggiuniero,
muorto ‘e paura…nnanze ‘e cannelotte.

Tutto a ‘nu tratto,che veco ‘a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia…
Penzaje:stu fatto a me mme pare strano…
Stongo scetato…dormo,o è fantasia?

Ate che fantasia;era ‘o Marchese:
c’o’ tubbo,’a caramella e c’o’ pastrano;
chill’ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu ‘nascopa mmano.

E chillo certamente è don Gennaro…
‘omuorto puveriello…’o scupatore.
‘Int ‘a stu fatto i’ nun ce veco chiaro:
so’ muorte e se ritirano a chest’ora?

Putevano sta’ ‘a me quase ‘nu palmo,
quanno ‘o Marchese se fermaje ‘e botto,
s’avota e tomo tomo..calmo calmo,
dicette a don Gennaro:”Giovanotto!

Da Voi vorrei saper,vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir,per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!

La casta è casta e va,si,rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava,si,inumata;
ma seppellita nella spazzatura!

Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d’uopo,quindi,che cerchiate un fosso
tra i vostri pari,tra la vostra gente”

“Signor Marchese,nun è colpa mia,
i’nun v’avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa’ sta fesseria,
i’ che putevo fa’ si ero muorto?

Si fosse vivo ve farrei cuntento,
pigliasse ‘a casciulella cu ‘e qquatt’osse
e proprio mo,obbj’…’nd’a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n’ata fossa”.

“E cosa aspetti,oh turpe malcreato,
che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!”

“Famme vedé..-piglia sta violenza…
‘A verità,Marché,mme so’ scucciato
‘e te senti;e si perdo ‘a pacienza,
mme scordo ca so’ muorto e so mazzate!…

Ma chi te cride d’essere…nu ddio?
Ccà dinto,’o vvuo capi,ca simmo eguale?…
…Muorto si’tu e muorto so’ pur’io;
ognuno comme a ‘na’ato é tale e quale”.

“Lurido porco!…Come ti permetti
paragonarti a me ch’ebbi natali
illustri,nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?”.

“Tu qua’ Natale…Pasca e Ppifania!!!
T”o vvuo’ mettere ‘ncapo…’int’a cervella
che staje malato ancora e’ fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella.

‘Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’o punto
c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò,stamme a ssenti…nun fa”o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”

(Recitata da Francesco, Domenico, Viviana, Giulia, Paolo, Giuseppe, Riccardo, Gaetano, Mario, Vincenzo, Gina, eddangela e lo strepitoso Orlando della classe 4^ A, Don Bosco, Cardito)

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Tu mi abbandoni (0 commenti, scrivi tu)

Tu mi abbandoni
Io ti lascio
Fuggo da te
Tu vai via
Ti perdo
Mi perdi
Mi ricordo di te
Tu riesci a dimenticare?
Ci ascoltiamo nel silenzio
Che il giorno
E la notte
Con rispetto
Ci offrono in dono

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