Il deputato di Giuseppe Giusti (1809-1850)

Rosina, un deputato
Non preme una saetta
Che s’intenda di Stato:
Se legge una gazzetta,
E se la tiene a mente,
È un Licurgo eccellente.
Non importa neppure
Che sappia di finanza:
Di queste seccature
Sa il nome e glien’avanza;
E se non sa di legge,
Sappi che la corregge.
Ma più bravo che mai
Va detto, a senso mio,
Se ne’ pubblici guai,
Lasciando fare a Dio,
Si sbirba la tornata,
A un tanto la calata.
Che asino, Rosina,
Che asino è colui
Che s’alza la mattina
Pensando al bene altrui!
Il mio Signor Mestesso,
È il prossimo d’adesso.
l’onore è un trabocchetto
Saltato dal più scaltro;
La patria, un poderetto
Da sfruttare e nient’altro;
La libertà si prende,
Non si rende, o si vende.
L’armi sono un pretesto
Per urlar di qualcosa;
L’Italia è come un testo
Tirato sulla chiosa
E de’ Bianchi e de’ Neri,
Come Dante Alighieri.
Rispetto all’eguaglianza,
Superbi tutti e matti:
Quanto alla fratellanza,
Beati i cani e i gatti:
Senti che patti belli
Che ti fanno i fratelli?
“Fratelli, ma perdìo
Intendo che il fratello
La pensi a modo mio;
Altrimenti, al macello.”
A detta di Caino,
Abele era codino.

(Recitata da Roberto Carusi, attore)

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