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Videopoesia: Borges a due voci (1 Commento)

Realizzando una videopoesia con un haiku di Borges, è nata l’idea di registrarla nella Lingua originale,che penso renda meglio le emozioni e le suggestioni che il poeta ha provato ed inteso trasmetterci.
Il professor Didoni ha suggerito di unire le due versioni (spagnola/italiana) nello stesso video: già, più intenso e significativo.
Così, con la preziosa collaborazione della signora Gabriella Garofalo :) , docente e poeta, eccolo qui

Versione originale

Bajo el alero
el espejo
no copia
màs que la luna
.

Versione italiana

Sotto la gronda
lo specchio
non riflette più
che la luna
.

Jorge Luis Borges (1899-1986)

Clicca sull’immagine per il video

videopoesia

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Canto notturno di un pastore errante dell’Asia (G. Leopardi) (0 Commenti, scrivi tu)

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplandoi deserti, indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
la vita del pastore.
Sorge in sul primo albore,ùmove la greggia oltre pel campo, e vede
greggi, fontane ed erbe;
poi stanco si riposa in su la sera;
altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
al pastor la sua vita,
la vostra vita a voi? dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?

Vecchierel bianco, infermo,
mezzo vestito e scalzo,
con gravissimo fascio in su le spalle,
per montagna e per valle,
per sassi acuti ed alta rena, e fratte,
al vento, alla tempesta, e quando avvampa
l’ora, e quando poi gela,
corre via, corre, anèla,
varca torrenti e stagni,
cade, risorge, e più e più s’affretta,
senza posa o ristoro,
lacero, sanguinoso; infin ch’arriva
colà dove la via
e dove il tanto affaticar fu vòlto:
abisso orrido, immenso,
ov’ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
è la vita mortale.

Nasce l’uomo a fatica,
ed è rischio di morte il nascimento.
prova pena e tormento
per prima cosa; e in sul principio stesso
la madre e il genitore
il prende a consolar dell’esser nato.
Poi che crescendo viene,
l’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre
con atti e con parole
studiasi fargli core,
e consolarlo dell’umano stato:
altro ufficio più grato
non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perchè dare al sole,
perchè reggere in vita
chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
perchè da noi si dura?
Intatta luna, tale
è lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
e forse del mio dir poco ti cale.

Pur tu, solinga, eterna peregrina,
cge sì pensosa sei, tu forse intendi,
questo viver terreno,
il patir nostro, il sospirar, che sia;
che sia questo morir, questo supremo
scolorar della terra, e venir meno
ad ogni usata compagnia.
E tu certo comprendi
il perchè delle cose, e vedi il frutto
del mattin, della sera,
del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
rida la primavera,
a chi giovi l’ardore, e che procacci
il verno co’ suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
che son celate al semplice pastore.

Spesso quand’io ti miro
star così muta in sul deserto piano,
che, in suo giro lontano, al ciel confina;
ovver con la mia greggia
seguirmi viaggiando a mano a mano;
e quando miro in cielo arder le stelle;
dico fra me pensando:
A che tante facelle?
che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensqa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
smisurata e superba
e dell’innumerabile famiglia;
poi di tanto adoprar, di tanti moti
d’ogni celeste, ogni terrena cosa,
girando senza posa,
per tornar sempre là donde son mosse;
uso alcuno, alcun frutto
indovinar non so: Ma tu per certo,
giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
che degli eterni giri,
che dell’esser mio frale,
qualche bene o contento
avrà fors’altri; a me la vita è male.

O greggia mia che posi, oh te beata,
che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d’affanno
quasi libera vai;
ch’ogni stento, ogni danno,
ogni estremo timor subito scordi;
ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all’ombra, sovra l’erbe,
tu se’ queta e contenta;
e gran parte dell’anno
senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l’erbe, all’ombra,
e un fastidio m’ingombra
la mente, ed uno spron quasi mi punge
sì che , sedendo, più che mai son lunge
da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
e non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
o greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perchè giacendo a bell’agio, ozioso,
s’appaga ogni animale;
me, s’io giaccio in riposo, il tèdio assale?

Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
più felice sarei, dolce mia greggia,
più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:
forse in qual forma, in quale
stato che sia, dentro covìle o cuna,
è funesto a chi nasce il dì natale.

(Letta da Eddangela)

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Il sole è tramontato (0 Commenti, scrivi tu)

Il sole è tramontato
tra le nubi di rame.
Dai monti azzurri giunge un’aria dolce.
Nel prato del cielo,
tra fiori di stelle,
va crescendo la luna
come un gancio d’oro.

(di F. G. Lorca, recitata da Vincenzo della 3^A - II Circolo Cardito)

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Chiaro di luna (0 Commenti, scrivi tu)

Usciamo all’aperto
che la luna di Primavera
quasi si tocca.

(di Manuel Teyo, recitata da Salvatore della 3^A - II Circolo Cardito)

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L’amica della luna (0 Commenti, scrivi tu)

La luna che rischiara la notte
consola l’amica che ha paura del buio.
Il suo cuore così piano batte
e lei dorme sognando una rosa
su cui un’ape si riposa.

(da “Per ricordare giocando”, recitata da Riccardo della 3^A - II Circolo Cardito)

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HAIKU di Buson (1715-1783) (0 Commenti, scrivi tu)

  Hatsu yuki no
soko wo tatakeba
take no tsuki

  Luna di bambù,
mentre carezza il suolo
della prima neve.

(Letto da Sara Buzzacaro)

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LA TUA ALLEGRIA (Michael Martone) (0 Commenti, scrivi tu)

Toglimi il cuore, se vuoi,
toglimi la luna, ma non togliermi la tua amicizia chiara.
Non togliermi la spumeggiante allegria
che d’improvviso ricorda
i momenti più belli.
La scura onda della vita
dura è la mia vita
triste
con il corpo stanco
a volte, d’aver visto
il mondo,
per me triste.
(scritta e recitata da Michael Martone, V B C.D. Karol Woityla di Palestrina - RM)

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LA LUNA (Francesco Arselli) (0 Commenti, scrivi tu)

La luna
splende,
con il suo velo
d’argento;
illumina il mondo 
con la sua grandezza.

(scritta da F. Arselli recitata da Jade Lefebvree, V B C.D. Karol Woityla di Palestrina - RM)

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LA LUNA (Mattia Dalu) (0 Commenti, scrivi tu)

Luce che splendi
nei miei occhi,
mi blocchi…
In un sereno oblio.
il tuo velo d’argento
fa luce nel buio
della notte.
Tu luna, bussi
alla mia porta,facendo luce nel
mio buio.
Mi dai forza, mi sento come una tigre
colpita da una
violenta tempesta,
e…rinforzato mi alzo.

(scritta e recitata da Mattia Dalu , V B C.D. Karol Woityla di Palestrina - RM)

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